CON UN SORRISO SI PUO’ TUTTO
Per Fantini (Roma, 1960) la composizione di ogni opera è innanzitutto una questione grafica, di contrasti e accostamenti cromatici. L’artista, che in passato è stato ballerino e ha lavorato come fotografo di moda, è appassionato di arredamento e design, tutte discipline che in qualche modo trovano uno sbocco nelle sue opere, in vario modo. Se in lavori precedenti il colore ad olio era stato applicato ad un substrato materico, un impasto di polvere di marmo e gesso steso sulla tela, ora l’acrilico si abbina a tecniche miste, ed è applicato su una base di stoffe, le cui decorazioni rimangono visibili in trasparenza. L’aspetto ornamentale dato dalla fantasia del tessuto viene integrato nello schema figurativo d’insieme e ne diventa uno degli elementi fondanti.
Con un sorriso si può tutto presenta una serie di opere, eseguite a partire dal 2010, tutte accomunate da tre elementi che colpiscono immediatamente: le capigliature dai toni infiammati, il fatto che i soggetti rappresentino sempre adolescenti o bambine, e i volti “vuoti”, privi di colore e di qualsiasi tratto fisiognomico, forse l’aspetto più spiazzante ad un primo sguardo.
Ma sebbene le figure si presentino senza viso, non trasmettono tuttavia un senso di inquietudine, quanto piuttosto di sospensione, nel loro alludere al momento di passaggio tra due età diverse, due fasi della vita, e alla miriade di possibilità che il futuro riserva.
Se, per convenzione, nella tradizione dell’arte occidentale il volto racchiude l’identità del soggetto, Fantini sembra porci di fronte ad una sfida, o, meglio, invitarci a partecipare ad un gioco, come fossimo bambini: nella mancanza di qualsiasi espressione – una vera e propria tabula rasa emozionale – possiamo immaginare l’aspetto che più preferiamo e i colori che più ci aggradano.
La componente visiva (le scelte cromatiche, l’uso di diversi materiali, la mancanza di tridimensionalità e di ombre), così come il metodo che Fantini usa per costruire le sue figure, rimandano alla tecnica del collage: dopo un’accurata ricerca su internet, l’artista assembla assieme braccia, teste, gambe e movenze provenienti da soggetti e contesti differenti, dando vita a creature “ibride”, le cui caratteristiche subiscono un processo di risemantizzazione. Nell’insieme, il risultato rimanda ad opere di grafica e illustrazione che ricordano un volume per ragazzi.
Le figure di adolescenti e bambine sembrano per l’appunto inseguirsi nei vari pannelli, tra rimandi cromatici e pose incrociate, come a voler raccontare una storia: Fantini ci invita a diventare spettatori del loro dialogo, e, perché no, a ritornare bambini noi stessi, lavorando di fantasia e abbracciando l’aspetto puramente ludico dell’opera, come se stessimo sfogliando le pagine di un libro.
Luisa Grigoletto